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Manipolazione





Manipolazione - mass media - controllo mentale

La manipolazione psicologica è una forma di influenza sociale finalizzata a cambiare la percezione e il comportamento dell'essere umano usando schemi e metodi subdoli ed ingannevoli.




"La società di massa non vuole cultura, ma intrattenimento."
(Hannah Arendt)

“È più facile ingannare la gente piuttosto che convincerla di essere stata ingannata.”
(Mark Twain)


"La manipolazione umana è divenuta una tecnologia e una scienza, nella quale si investono molti più soldi che in tutti gli altri campi della psicologia. La mente ha caratteri strutturali e funzionali che la sua parte conscia ignora e che la rendono condizionabile dall'esterno a sua insaputa. La manipolazione mentale non è qualcosa che "può" avvenire, o che avviene in "determinati" ambiti e momenti: essa è regola, non eccezione. Essa è onnipresente e investe la società nel suo insieme, al fine di produrre, inibire e coordinare la consapevolezza e i comportamenti degli esseri umani come consumatori, come lavoratori, come elettori. La funzione della manipolazione mentale non è la manipolazione mentale fine a se stessa, ma la gestione e lo sfruttamento delle società e dei singoli. Quanto meno è nota, tanto più essa è penetrante, incontrastata ed efficace nell'agire soprattutto sui livelli inconsci della psiche. Se ci guardiamo intorno, noteremo che la maggior parte della comunicazione mira non già a informare oggettivamente, ma a influire sulla psiche, sui gusti, sulle decisioni della gente, dei consumatori, dei risparmiatori, degli elettori. E che, per farlo, agisce o cerca di agire sulla loro emotività, sui loro sensi di colpa, di autostima e di paura. La gente diventa meno manipolabile, ovviamente, se si accorge della manipolazione, dei suoi metodi e dei suoi fini. Conoscere tali tecniche e conoscere i punti deboli della psiche, è la condizione di partenza per poter capire che cosa ci sta succedendo nelle varie situazioni a cui siamo esposti, per difendere la nostra libertà dai condizionamenti e la nostra capacità di riconoscere ancora la realtà in un mondo che è sempre meno realtà percepita e sempre più rappresentazione costruita."
(Marco Della Luna, Paolo Cioni - NeuroSchiavi)
“I mezzi di comunicazione di massa, la stampa, la radio hanno portato all’asservimento di corpi ed anime ad un’autorità strategica mondiale. E in ciò sta la principale fonte di pericolo per l’umanità. Le moderne democrazie mascherano regimi tirannici; utilizzano i mezzi di comunicazione di massa come strumenti di disinformazione e di stravolgimento delle coscienze degli uomini. Nelle condizioni attuali, i capitalisti privati controllano inevitabilmente in modo diretto o indiretto, le principali fonti di informazioni. Per cui è estremamente difficile, e nella maggior parte dei casi impossibile, che il singolo cittadino possa arrivare a conclusioni oggettive e avvalersi in modo intelligente dei propri diritti politici. La minoranza, la classe dirigente attuale, possiede la scuola, la stampa e di solito anche la Chiesa. Questo consente loro di organizzare e influenzare le emozioni delle masse e di farle diventare un proprio strumento.”
(Albert Einstein)

“Tutti voi indossate abiti e scarpe di marca come se foste i rappresentanti di queste compagnie. Questa è la vostra forma, la vostra religione. Avete uno stile di vita inconsapevole, creato dalla tv, dalla pubblicità. Pensate di essere liberi e in grado di decidere liberamente ma siete gli esseri più manipolati del mondo. La scelta del vostro vestito è la scelta di uno schiavo. Quello che compare sulle riviste è lo standard della moda dell’anno, lo seguite e siete così manipolati che arrivate perfino al punto di dire che vi vestite così perchè vi piace. Siete forzati dai vostri desideri, dalle vostre immagini. E la pubblicità funziona con desideri e immagini, è per questo che avete tutti lo stesso aspetto.”
(Burhanuddin Herrmann)


“Qualsiasi tradizione, buona o cattiva, fa in modo che la gente accetti una certa struttura della realtà, in modo molto sottile, senza rendersi conto che lo si sta facendo per imitazione o per esempio con parole. Così il bambino sviluppa fortemente un approccio in cui il cervello attribuisce le cose che sono nella tradizione a una realtà che è indipendente dalla tradizione stessa. E gli dà tremenda importanza. Ciò avviene in ogni cultura. La tradizione ha effetti reali di tutti i tipi, che possono anche avere un qualche valore, ma condiziona contemporaneamente il cervello a una certa visione dela realtà, che è fissa. Nella nostra cultura assumiamo un condizionamento in riferimento a quello che è percepito come reale, necessario e giusto, ciò che dobbiamo fare della nostra vita, che tipo di persona vorremmo essere, qual è realmente la cosa giusta da fare e così via. Tutto questo è raccolto attraverso piccole, minuscole indicazioni che sembrano scaturire direttamente dalla realtà. Una persona può guardare quella realtà e dire: “Questa è la realtà, devo tenere i piedi per terra”. Ma questa terra è stata creata dalla tradizione, dal pensiero; non c’è niente sotto di essa. È sostenuta e nutrita solo da questo cervello “danneggiato”, che non è in grado di uscire da quel cerchio vizioso che si è autocreato.”
(David Bohm)
“Fin da quando nasciamo gli altri ci dicono che il mondo è in un determinato modo, e naturalmente noi non abbiamo altra scelta che accettare che il mondo sia come gli altri ci hanno detto che è. Il bambino apprende come deve percepire il mondo per essere pienamente integrato. Passo dopo passo, gli viene resa familiare una descrizione del mondo che egli impara a percepire, mantenere e difendere come “la vera realtà”. La ragione induce gli uomini a dimenticare che la descrizione è soltanto una descrizione, ma prima che arrivino a capirlo, hanno intrappolato la loro essenza in una gabbia da cui emergono raramente nel corso della vita. Siamo intrappolati all’interno della bolla di percezione e quello di cui siamo testimoni è un riflesso della nostra visione del mondo, la nostra descrizione. Parliamo incessantemente a noi stessi del nostro mondo ed è proprio grazie a questo nostro dialogo interiore che lo preserviamo, e ogniqualvolta continuiamo a parlarci di noi e del nostro mondo, il mondo rimane sempre come dovrebbe essere. Con questo nostro dialogo lo rinnoviamo, gli infondiamo vita, lo puntelliamo. Arrestando il dialogo interiore, sfondiamo la barriera che ci separa da noi stessi. Ogni volta che si interrompe il dialogo interiore, il mondo così come lo conosciamo collassa e affiorano aspetti di noi del tutto straordinari, come se fino a quel momento fossero stati sorvegliati a vista dalle nostre parole.”
(Carlos Castaneda)
“Se l’intenzione degli educatori è quella di soffocare nel bambino quanto più presto possibile la capacità di un pensiero autonomo (perché egli diventi quel ragazzo “per bene” che così tanto apprezzano), questo non può essere meglio ottenuto che mediante l’inganno nel campo sessuale e l’intimidazione in quello religioso.”
(Sigmund Freud)



“Tendiamo a pensare che la realtà che vediamo sia “ciò che è” e che la verità sia solo la conoscenza corretta di quella realtà. Ma la verità è “ciò che è”, e la realtà percepita in generale è solo apparenza e deformazione: può essere illusione. La visione della deformazione è la fine della deformazione stessa. Ma non c’è visione senza libertà. La libertà è l’essenza del vedere, la libertà dal pregiudizio. Una mente che è libera vede. Vedere significa percepire l’intero. E se la mente vede il tutto, allora l’errore non potrà più ritornare. Vedere significa avere una visione globale. Quando vedete il tutto, quella è la verità.”
(David Bohm, Jiddu Krishnamurti)
“I mass media come sistema assolvono la funzione di comunicare messaggi e simboli alla popolazione. Il loro compito è di divertire, intrattenere e informare, ma nel contempo di inculcare negli individui valori, credenze e codici di comportamento atti a integrarli nelle strutture istituzionali della società di cui fanno parte. Per conseguire questo obiettivo occorre una propaganda sistematica. Il postulato democratico è che i media sono indipendenti e hanno il compito di scoprire e di riferire la verità, non già di presentare il mondo come i potenti desiderano che venga percepito. Ma se i potenti sono in grado di fissare le premesse del discorso, di decidere che cosa la popolazione in generale deve poter vedere, sentire e meditare, e di “dirigere” l’opinone pubblica mediante regolari campagne di propaganda, il modello tipico di come il sistema deve funzionare è in netto contrasto con la realtà. La finalità sociale dei media è piuttosto di inculcare e difendere progetti economici, sociali e politici dei gruppi privilegiati che dominano la società e lo stato. I media servono al conseguimento di questo scopo in molti modi: selezionando i temi, distribuendo le questioni, filtrando le informazioni, scegliendo enfasi e toni, e mantenendo il dibattito entro i confini di premesse accettabili.”
(Noam Chomsky – La Fabbrica del Consenso)



“Ciò che più ci colpisce di una folla psicologica è che gli individui che la compongono, indipendentemente dal tipo di vita, dalle occupazioni, dal temperamento o dall’intelligenza, acquistano una sorta di anima collettiva per il solo fatto di appartenere alla folla. Tale anima li fa sentire, pensare ed agire in un modo diverso da come ciascuno di loro, isolatamente, sentirebbe, penserebbe ed agirebbe. La folla psicologica è una creatura provvisoria, composta di elementi eterogenei saldati assieme per un istante, esattamente come le cellule di un corpo vivente formano, riunendosi, un essere nuovo con caratteristiche ben diverse da quelle che ciascuna di queste cellule possiede. Si può constatare facilmente quanto l’individuo immerso in una folla differisca dall’individuo isolato. La massa è impulsiva, mutevole e irritabile. È governata quasi esclusivamente dall’inconscio. In una folla, ogni sentimento, ogni atto é contagioso, e contagioso a tal punto che l’individuo sacrifica il suo interesse personale all’interesse collettivo. Si tratta di un comportamento innaturale, del quale l’uomo diventa capace quasi soltanto se entra a far parte di una folla.”
(Gustave Le Bon – Psicologia delle Folle)
“La manipolazione consapevole e intelligente delle abitudini organizzate e delle opinioni delle masse sono un importante elemento in una società democratica. Coloro che manipolano questo meccanismo nascosto della società costituiscono un governo invisibile che è il vero potere dominante del nostro Paese. Noi siamo governati, le nostre menti vengono plasmate, i nostri gusti vengono formati, le nostre idee sono quasi totalmente influenzate da uomini di cui non abbiamo mai nemmeno sentito parlare. Questo è il logico risultato del modo in cui la nostra società democratica è organizzata. Un vasto numero di esseri umani deve cooperare in questa maniera se si vuole vivere insieme come società che funziona in modo tranquillo. In quasi tutte le azioni della nostra vita, sia in ambito politico o negli affari o nella nostra condotta sociale o nel nostro pensiero morale, siamo dominati da un relativamente piccolo numero di persone che comprendono i processi mentali e i modelli di comportamento delle masse. Sono loro che tirano i fili che controllano la mente delle persone. Coloro che hanno in mano questo meccanismo, costituiscono il vero potere esecutivo del paese.”
(Edward Bernays – Propaganda)


La maggior parte della gente non si rende nemmeno conto del proprio bisogno di conformismo. Vive nell'illusione di seguire le proprie idee ed inclinazioni, di essere individualista, di aver raggiunto da sé le proprie convinzioni; e si dà il fatto che le sue idee siano le stesse della maggioranza.

(Erich Fromm)
“Tutti seguono schemi prestabiliti, con una velocità prestabilita, in modo predisposto. Perfino le reazioni sono prescritte: allegria, tolleranza, amabilità, ambizione e capacità di andare d’accordo con tutti senza attrito. Il divertimento è organizzato nello stesso modo, sebbene non con lo stesso sistema; i libri sono selezioni da biblioteche, i film dagli impresari, e gli slogans pubblicitari coniati da loro; il resto è pure uniforme; la gita domenicale in automobile, i programmi televisivi, le riunioni e i ricevimenti ufficiali. Dalla nascita alla morte, dal lunedì alla domenica, da mattina a sera, tutte le attività sono organizzate e prestabilite. Come potrebbe un uomo prigioniero nella ragnatela della routine ricordarsi che è un uomo, un individuo ben distinto, uno al quale è concessa un’unica occasione di vivere, con speranze e delusioni, dolori e timori, col desiderio di amare e il terrore della solitudine e del nulla?”
(Erich Fromm)
“ll rapporto tra gli esseri umani si basa sulla formazione di immagini. In tutti i rapporti ciascuno di noi si crea una immagine dell’altro e il rapporto si ha tra queste due immagini, e non tra gli esseri umani. La moglie si costruisce una immagine del marito – forse non consciamente, ma tuttavia succede – e il marito si è creato una immagine della moglie. Si hanno immagini del proprio paese o di qualcuno, e le andiamo sempre più consolidando con l’aggiungerne altre. Ed è tra queste immagini che intercorre il rapporto. Quando si ha questo processo di formazione di immagini, il reale rapporto tra due o più esseri umani ha completamente fine. Il rapporto basato sulle immagini non può mai naturalmente assicurare la pace poiché le immagini sono fittizie e non si può vivere nell’astrazione. E tuttavia questo è ciò che noi tutti facciamo: vivere tra idee, teorie, simboli, immagini che ci siamo creati su noi e sugli altri e che non sono affatto realtà. Tutti i nostri rapporti sono in realtà immaginari, cioè basati su una immagine creata dal pensiero. Se io mi sono creato una immagine su di voi e voi una su di me, naturalmente non ci vediamo l’un l’altro come in realtà siamo. Quello che vediamo sono le immagini che ci siamo creati l’uno dell’altro che ci impediscono di entrare in contatto, e questo è il motivo per cui i nostri rapporti vanno male. Il conflitto sorgerà inevitabilmente fin quando ci sarà divisione tra “ciò che dovrebbe essere” e “ciò che è”. Solo quando vediamo senza preconcetti, senza immagini, allora siamo in grado di entrare in contatto diretto con qualsiasi cosa nella vita.”
(Jiddu Krishnamurti)

“La lotta di ogni grande uomo contro il suo tempo è apparentemente solo una lotta insensata e distruttiva contro se stesso. Ma appunto solo apparentemente. In essa, infatti, egli combatte ciò che gli impedisce di essere grande, il che significa per lui semplicemente: essere liberamente e interamente se stesso. Perciò l’uomo veridico avverte il senso della sua attività come un senso metafisico, spiegabile in base a leggi di una vita diversa e superiore, e nel senso più profondo, affermatrice, sebbene tutto ciò che fa sembri un distruggere e infrangere le leggi di questa vita. Questa proclamazione della verità appare agli altri uomini un prodotto della cattiveria, giacchè essi ritengono che la conservazione delle loro mediocrità e fandonie sia un dovere di umanità e ritengono che si debba essere cattivi per distruggere in quel modo i loro giocattoli. Questa è la specie della gratitudine umana: essa fraintende i suoi benefattori. Difatti tutti gli ordinamenti umani sono previsti proprio per fare in modo che la vita, nella continua dispersione dei pensieri, non venga “sentita”. Perchè vuole egli con tanta forza il contrario, cioè proprio sentire la vita, ossia soffrire a causa della vita? Perchè si accorge che lo si vuol derubare di se stesso e che c’è una specie di accordo per stanarlo dalla sua caverna. Allora si ribella, aguzza le orecchie e risolve: “Io voglio rimanere di me stesso!”. È una risoluzione terribile; egli lo capisce solo a poco a poco. Giacchè adesso si deve tuffare nelle profondità dell’esistenza, con una serie di domande non comuni sulle labbra: Perchè vivo? Quale lezione devo imparare dalla vita? Come sono diventato quello che sono e perchè mai soffro di questo essere così? Si tormenta, e vede che nessuno si tormenta così, che anzi le mani dei suoi simili si protendono appassionatamente verso gli avvenimenti sensazionali che si avvicendano sulla scena politica, o che essi stessi fanno bella mostra di sè in cento maschere, come, giovinetti, uomini, vecchi, padri, cittadini, preti, funzionari, commercianti, vivamente preoccupati della loro comune commedia e niente affatto di se stessi. Alla domanda: Perchè vivi? Essi tutti risponderebbero subito e con orgoglio: “Per diventare un buon cittadino, o dotto, o statista”. Ahimè, e niente di meglio? Chi intende la sua vita solo come un punto dello sviluppo della stirpe o di uno Stato o di una scienza e dunque vuole in tutto e per tutto entrare a far parte della storia del divenire, della storiografia, non ha capito la lezione che l’esistenza gli ha impartita e deve studiarla un’altra volta. Questo eterno divenire è un teatro di marionette menzognero, per il quale l’uomo dimentica se stesso, è la vera e propria distrazione che disperde l’individuo a tutti i venti, il gioco senza fine della sciocchezza che il grande fanciullo Tempo gioca davanti a noi e co noi. Il suddetto eroismo della veridicità consiste nello smettere, un bel giorno, di essere il suo giocattolo. Adesso egli comincia a esaminare quanto profondamente è intrecciato col divenire e quanto profondamente coll’essere; un compito immenso sorge a cospetto della sua anima: distruggere tutto ciò che diviene, portare in luce tutto ciò che di falso è nelle cose. In singoli momenti sappiamo tutti che le istituzioni di più ampio sviluppo della nostra vita sono create solo per sfuggire ai nostri veri compiti, che nasconderemmo volentieri il capo da qualche parte, come se lì, la nostra coscienza dai cento occhi non potesse sorprenderci; che ci affrettiamo a dare il nostro cuore allo Stato, al guadagno, alla società o alla scienza, semplicemente per non possederlo più, che ci abbandoniamo anche al più gravoso lavoro giornaliero con un ardore e una mancanza di riflessione che vanno al di là di quel che sarebbe necessario per la vita perchè ci sembra più necessario evitare di riflettere. La furia è generale, perchè ognuno è in fuga da se stesso, generale anche la pavidità con cui si nasconde questa furia, perchè si vuole sembrare contenti e si vorrebbero ingannare gli spettatori dalla vista più acuta sulla nostra miseria. Ma che cos’è che ci turba tanto spesso, qual è la zanzara che non ci lascia dormire? Intorno a noi c’è un’aria spettrale, ogni momento della vita vuole dirci qualcosa, ma noi non vogliamo sentire questa voce spettrale. Abbiamo paura che, se rimaniamo soli e in silenzio, ci venga sussurrato qualcosa all’orecchio, e perciò odiamo il silenzio e ci stordiamo con la vita sociale. Tutto questo noi lo comprendiamo di tanto in tanto, e ci meravigliamo molto di tutta questa vertiginosa paura e furia e di tutta questa situazione di sogno della nostra vita, che sembra provare orrore del risveglio, e che sogna tanto più intensamente e inquietamente quanto più si avvicina a questo risveglio. Ma nello stesso tempo sentiamo che siamo troppo deboli per sopportare a lungo quei momenti di profondo raccoglimento, ed è già molto se una volta emergiamo un poco con la testa e ci rendiamo conto del fiume nel quale siamo profondamente immersi.”

(Friedrich Nietzsche – Considerazioni Inattuali)
“Dove vi è dominio, esistono masse; dove vi sono masse, vi è il bisogno della schiavitù. Dove vi è schiavitù, gli individui sono pochi, e hanno contro di loro gli istinti del gregge. La morale è l’istinto gregario negli individui.”
(Friedrich Nietzsche)



"Fino a che non diventeranno coscienti del loro potere, non saranno mai capaci di ribellarsi, e fino a che non si saranno liberati, non diventeranno mai coscienti del loro potere."
(George Orwell – 1984)
“Tutte le convinzioni, i costumi, i gusti, le emozioni, gli atteggiamenti mentali che caratterizzano il nostro tempo sono stati in realtà programmati al solo fine di sostenere la mistica del Partito e impedire che venga colta la vera natura della società contemporanea. Le masse non si ribellano mai in maniera spontanea, e non si ribellano perché sono oppresse. In realtà, fino a quando non si consente loro di poter fare confronti, non acquisiscono neanche coscienza di essere oppresse. Abbandonati a se stessi, continueranno, generazione dopo generazione, secolo dopo secolo, a lavorare, generare e morire, privi non solo di qualsiasi impulso alla ribellione, ma anche della capacità di capire che il mondo potrebbe anche essere diverso da quello che è.”
(George Orwell – 1984)



Noi controlliamo la vita a tutti i suoi livelli. Tu ti sei messo in testa che esista qualcosa come una natura umana che verrebbe talmente oltraggiata da ciò che noi stiamo facendo da ribellarsi contro di noi. Ma siamo noi a creare la natura umana. Gli uomini sono infinitamente manipolabili.”
(George Orwell – 1984)
“La servitù moderna è una servitù volontaria, consentita dalla massa degli schiavi che strisciano sulla superficie terrestre. Comprano liberamente tutti i prodotti che li asservono ogni giorno di più. Si aggrappano spontaneamente ad un lavoro sempre più alienante, generosamente concesso soltanto se “fanno i bravi”. Scelgono loro stessi i padroni che dovranno servire. Perché questa assurda tragedia sia potuta accadere, prima di tutto è stato necessario sottrarre ai membri di questa classe ogni consapevolezza del proprio sfruttamento e della propria alienazione. Questa è la strana modernità della nostra epoca. Contrariamente agli schiavi dell’antichità, ai servi del Medioevo o agli operai delle prime rivoluzioni industriali, oggi siamo di fronte ad una classe totalmente asservita ma che non sa di esserlo, anzi, che non vuole saperlo. Ignorano quindi la ribellione, che dovrebbe essere l’unica reazione legittima degli oppressi. Accettano senza fiatare la vita pietosa che è stata decisa per loro. La rinuncia e la rassegnazione sono le cause della loro disgrazia. Questo è il brutto sogno degli schiavi moderni che non chiedono, in definitiva, che di lasciarsi andare nella danza macabra del sistema dell’alienazione. Man mano che costruiscono il loro mondo con la forza del loro lavoro alienato, l’ambiente circostante diventa la prigione nella quale devono vivere. Un mondo squallido, senza odore né sapore, un mondo che porta in sé la miseria del modo di produzione dominante. Questo scenario è in perpetua costruzione. Niente è stabile. Il rifacimento permanente dello spazio circostante trova la propria giustificazione nell’amnesia generalizzata e nell’insicurezza nelle quali devono vivere gli abitanti. Si tratta di rifare tutto ad immagine del sistema: il mondo diventa sempre più sporco e rumoroso, come una fabbrica. Ogni frammento di questo mondo è proprietà di uno Stato o di un privato. Questo furto sociale che è l’appropriazione esclusiva del suolo si materializza nell’onnipresenza dei muri, delle sbarre, delle recinzioni, dei cancelli e delle frontiere… sono il segno tangibile di questa separazione che invade tutto. Ma parallelamente, l’unificazione dello spazio secondo gli interessi della cultura mercantile è il grande obiettivo di questa triste epoca. Il mondo deve diventare un’immensa autostrada, razionalizzata all’estremo, per facilitare il trasporto delle merci. Ogni ostacolo, naturale o umano, deve essere rimosso. Gli insediamenti nei quali si ammucchia questa massa servile somigliano alla loro vita: sembrano delle gabbie, delle prigioni, delle caverne. Ma contrariamente agli schiavi o ai prigionieri, gli oppressi moderni devono pagare la loro gabbia. L’oppressione si modernizza estendendo ovunque forme di mistificazione che consentono di occultare la nostra condizione di schiavi. Il mio ottimismo si basa sulla certezza che questa civiltà sta per crollare. Il mio pessimismo su tutto quello che fa per trascinarci nel suo vortice. Mostrare la realtà così com’è veramente, e non come viene presentata dal potere, costituisce la sovversione più autentica. Solo la verità è rivoluzionaria.”
(Jean-François Brient)
“La religione, la politica, la società vi sfruttano e voi ne siete condizionati: venite spinti in una certa direzione. Non siete esseri umani; siete ingranaggi di una macchina. Soffrite pazientemente, sottomettendovi alla crudeltà dell’ambiente, quando voi, individualmente, avete la possibilità di cambiarlo. Siete consapevoli di essere condizionati? È questa la prima cosa da chiedersi, e non come liberarsi del condizionamento. Dovete mettere in dubbio tutto ciò che l’uomo ha accettato come prezioso, necessario. Per secoli siamo stati condizionati da nazionalità, casta, ceto, tradizione, religione, lingua, educazione, letteratura, arte, costumi, consuetudini, propaganda di ogni tipo, pressioni economiche, dal cibo che mangiamo, dal clima in cui viviamo, dalla nostra famiglia, i nostri amici, le nostre esperienze ogni forma di influenza che vi viene in mente e di conseguenza le nostre reazioni ad ogni problema sono condizionate. Molti di noi camminano nella vita disattenti, reagendo senza pensare, in conformità con l’ambiente in cui sono cresciuti, e simili reazioni generano solamente ulteriore schiavitù, ulteriore condizionamento, ma nel momento in cui presterete totale attenzione al vostro condizionamento vedrete che siete completamente liberi dal passato, che esso se ne scorre via naturalmente.”
(Jiddu Krishnamurti)

“Siamo prigionieri della nostra programmazione culturale. La cultura è un’allucinazione di massa, e quando fai un passo al di fuori di essa ti rendi conto di quello che è.”
(Terence McKenna)

Le masse devono capire che non sono più loro a fare acquisti, ma esse stesse ad essere acquistate. Non ci sono più consumatori, ma consumati."
(Carmelo Bene)

"Per permettere alla società dei consumi di continuare il suo carosello diabolico sono necessari tre ingredienti: la pubblicità, che crea il desiderio di consumare, il credito, che ne fornisce i mezzi, e l’obsolescenza accelerata e programmata dei prodotti, che ne rinnova la necessità."
(Serge Latouche)


"La domanda fondamentale è infatti: qual è lo scopo della vita? Diventare più umani o produrre di più?" 

(Erich Fromm)
“Siamo ingabbiati in un’immagine, in una messinscena. La cosa triste è che le persone sono molto abituate alla propria immagine, crescono attaccate alle proprie maschere, amano le proprie catene, si dimenticano chi sono in realtà, e se cerchi di ricordarglielo loro ti odiano. Come se tu stessi per carpirgli le loro proprietà più preziose. Le persone provano un senso di impotenza e vulnerabilità di fronte alla realtà. Non hanno nessun controllo effettivo su ciò che accade o sulle proprie vite. Anzi, sono loro stesse a essere controllate; non riescono ad andare oltre il proprio televisore. La gente fa resistenza alla libertà perché ha paura dell’Ignoto. Ma è un fatto curioso: l’ignoto una volta era ben noto, è la dimensione a cui appartengono le nostre anime.”
(Jim Morrison)

“L’uomo viene ipnotizzato a credere che la società esiste per il suo bene, a suo favore, cosa totalmente falsa. Viene ipnotizzato a credere di essere immortale: non lo è. Ha la possibilità di esserlo, ma non lo è. E se l’ipnosi continuerà, l’uomo non sarà mai immortale. Tu vivi solo in quanto essere mortale, perchè vivi nel corpo. Il corpo morirà. Ciò che è nato, è destinato a morire. La nascita è l’inizio del corpo, e la morte è la sua fine. Conosci qualcos’altro in te che vada oltre il corpo? Hai sperimentato qualcosa che sia più elevato o più profondo del corpo? Hai visto in te qualcosa che esisteva anche prima della tua nascita? Se l’hai visto, allora sei immortale. Se conosci il tuo volto, il tuo volto originale, il volto che avevi prima di nascere, allora sai che sarai qui anche dopo la tua morte; altrimenti non lo sai. L’uomo può essere immortale, ma vive sovrastato dalla morte perchè vive identificato con il corpo. La società non ti consente di conoscere niente oltre il corpo. La società ha interesse solo per il tuo corpo: il tuo corpo può essere usato, la tua anima è pericolosa. Un uomo con l’anima è sempre pericoloso, perchè un uomo con l’anima è un uomo libero, non può essere ridotto in schiavitù. Un uomo che sa di avere un’anima immortale, ha una dedizione profonda verso l’esistenza stessa, verso Dio. Non si cura per niente delle strutture sociali costruite dall’uomo, nè dalla civiltà, nè dalla cultura. Per lui queste sono celle di una prigione. Non esiste come cristiano, nè come hindu, nè come musulmano. Non può far parte della folla. Esiste come individuo. Il tuo corpo fa parte della folla, la tua anima no. La tua anima è profondamente individuale: ha la fragranza della libertà. Ma la tua anima non può essere usata in alcun modo nel mondo degli affari. La società ha bisogno solo del tuo corpo. E se inizi a lottare per far affiorare la tua anima, diventi un grave pericolo per la società, perchè in tal caso i tuoi interessi cambiano. Da estroverso divieni introverso: inizi a muoverti entro la dimensione interiore. La società esiste all’esterno e vuole che tu rimanga estroverso, che i tuoi interessi siano il denaro, il potere, il prestigio, in modo che le tue energie continuino ad andare verso l’esterno. Se cominci a muoverti verso l’interiorità significa che sei divenuto un dropout: non fai più parte della competizione, il gioco che gli altri fanno all’esterno. Cominci a scavare in profondità nel tuo essere. Ed è lì la fonte dell’immortalità. La società ti impedisce di entrare nella tua dimensione interiore. E il modo migliore per impedirtelo è darti l’idea fasulla che stai già entrando dentro di te. Quando vai in chiesa, non stai entrando nella tua interiorità. Quando vai al tempio non stai entrando nella tua interiorità. Ma il mondo ti ha ipnotizzato facendoti credere che, se vuoi entrare nella tua interiorità, devi andare dai preti. Ma i preti sono agenti dello stato e della società. I preti sono sempre contrari ai mistici, perché colui che va da un mistico comincerà ad entrare nella sua dimensione interiore. Un mistico vive in un modo totalmente diverso, il suo fiume fluisce verso l’interiorità. Perciò colui che va da un mistico entrerà in sintonia con lui e comincerà ad entrare nella propria interiorità in modo naturale, semplice e spontaneo. Stare con un maestro, con un mistico serve solo e unicamente a questo. Ricordati che devi andare lontano. Ricorda che devi liberarti delle trappole che la società ha messo intorno a te. Ricorda che non hai ancora adempiuto il compito per cui sei venuto sulla terra. Ricorda che sei solo un seme, non sei ancora un’anima.”
(Osho)

“L’uomo nasce come meccanismo concepito per ricevere impressioni d’ogni genere. La percezione di alcune impressioni ha inizio ancor prima della nascita. In seguito, durante la crescita si formano e si perfezionano altri apparati riceventi, in numero sempre maggiore. La struttura di questi apparati riceventi è la stessa in tutte le parti del meccanismo. Essa ricorda quella di rulli di cera vergine di un fonografo. Su tali rulli o bobine, vengono incise tutte le impressioni ricevute fin dal giorno della nascita, e prima ancora. Inoltre, il meccanismo possiede un dispositivo automatico, mediante il quale tutte le nuove impressioni ricevute vengono collegate alle impressioni dello stesso tipo registrate in precedenza. Contemporaneamente, viene tenuta una classificazione cronologica. In questo modo, ogni impressione ricevuta viene trascritta in più posti su più rulli, e su questi rulli si conserva intatta. Ciò che noi chiamiamo memoria è un dispositivo assai imperfetto tramite il quale possiamo disporre solo di una minima parte della nostra riserva di impressioni. Ma le impressioni, una volta sperimentate, non si cancellano più, e si conservano sui rulli dove sono state trascritte.
Numerose esperienze ipnotiche hanno permesso di stabilire che l’uomo ricorda tutto ciò che ha vissuto, fin nei minimi particolari. Infatti, egli ricorda i minimi particolari del suo ambiente, persino il viso e la voce della gente che aveva intorno nella sua prima infanzia, quando ancora sembrava un essere incosciente. Mediante l’ipnosi è quindi possibile far girare tutti questi rulli, anche quelli sperduti nei recessi più profondi dell’inconscio. Ma ogni tanto, in seguito a qualche trauma più o meno evidente, succede che i rulli si mettono a girare da soli, e scene, immagini o volti apparentemente dimenticati da molto tempo risalgono di colpo alla superficie. Tutta la vita psichica dell’uomo non è altro che lo scorrere delle impressioni registrate sui rulli davanti allo sguardo della mente. Tutte le particolarità della sua concezione del mondo, tutti gli aspetti caratteristici della sua individualità dipendono dall’ordine in cui sono avvenute quelle registrazioni, e dalla qualità dei rulli che si porta dentro.
Supponiamo che un’impressione qualsiasi venga recepita e registrata contemporaneamente a un’altra con cui non ha nulla in comune; per esempio, un uomo sente una musica molto allegra in un momento di intenso trauma psicologico come angoscia o tristezza. Quella musica susciterà sempre in lui la stessa emozione negativa e, viceversa, il sentimento d’angoscia gli ricorderà sempre quel motivo allegro. Dalla psicologia questo fatto è chiamato associazione di pensieri e sentimenti; ma la psicologia non si rende conto di quanto l’uomo sia impastoiato in queste associazioni, senza potersene mai liberare.
Ogni uomo viene al mondo simile a un foglio di carta bianca; ma le circostanze e le persone che gli stanno intorno fanno a gara per imbrattare questo foglio e per ricoprirlo di ogni genere di scritte. Ed ecco intervenire l’educazione, le lezioni di morale, il sapere che chiamiamo conoscenza, tutti i sentimenti di dovere, onore, coscienza ecc. A poco a poco il foglio si macchia, e più è macchiato di pretese “conoscenze”, più l’uomo è considerato intelligente. Più sono numerose le scritte nel posto chiamato “dovere”, più il possessore è considerato onesto; e così via per ogni cosa. Il foglio così sporcato, accorgendosi che le macchie vengono scambiate per meriti, le considera preziose.
La nostra macchina mentale ha la proprietà di poter essere convinta di qualunque cosa, purché venga sottilmente influenzata nella direzione voluta in modo ripetuto e persistente. Una cosa che all’inizio può apparire assurda, finirà per sembrare razionale, purché la si ripeta con insistenza e convinzione sufficienti. E mentre un particolare tipo di uomo si limiterà a ripetere le frasi fatte che gli sono rimaste impresse nella mente, un altro cercherà prove e paradossi sofisticati per giustificare le proprie asserzioni. Ma entrambi sono da compiangere nello stesso modo. Tutte queste teorie fanno delle affermazioni che, come i dogmi, non possono essere verificate: in ogni caso, non coi mezzi che abbiamo a disposizione. L’uomo è una personalità piena di pregiudizi; non sa nulla, vive sotto comando, accetta tutte le influenze e vi crede.
Noi non abbiamo delle conoscenze che ci appartengano, cioè forniteci dalla vita stessa in modo tale che non ci possano essere sottratte. Tutte le nostre conoscenze non sono altro che semplici informazioni, e possono essere tanto utili quanto inutili. Assorbendole come spugne, noi possiamo facilmente restituirle parlandone con logica e convinzione, pur senza capirci nulla. E con la stessa facilità possiamo perderle, perché non sono nostre, ma sono state riversate dentro di noi come un liquido in un recipiente. Noi non sappiamo nulla. Non facciamo alcuna distinzione tra chi sa veramente ciò che dice e chi dice solo delle stupidaggini: crediamo a qualunque cosa, senza discernimento. Non abbiamo nulla di nostro: tutto ciò che ci infiliamo in tasca non ci appartiene, e dentro di noi non c’è niente. Voi aspirate alla conoscenza, ma ciò che avete avuto finora non è conoscenza: è solo una raccolta meccanica di informazioni. È una conoscenza che non è entrata a far parte di voi, ma è fuori di voi. Non ha nessun valore. Che importanza possono avere per voi le cose che sapete, se un bel giorno vi sono piovute addosso da qualcun altro? È un sapere non creato da voi, e quindi ha scarsissimo valore.”
(G.I. Gurdjieff)


“Oggi la civiltà, non conoscendo limiti d’estensione nel suo ambito di influenza, ha strappato l’uomo dalle condizioni normali in cui dovrebbe vivere. In quanto persone del nostro tempo, siamo diventati, a causa di un ambiente anormale, quasi dei semplici animali che vivono automaticamente in uno stato vegetativo. L’uomo moderno non agisce mai di propria volontà, ma manifesta solo azioni stimolate da perturbazioni provenienti dall’esterno. L’uomo moderno non pensa, ma qualcosa pensa per lui, egli non agisce, ma qualcosa agisce tramite lui, egli non crea, ma qualcosa viene creato per mezzo suo.”
(G.I. Gurdjieff)

“Insegnare e suggerire ai propri figli la scienza di ingannare gli altri e di essere bugiardi in tutto, assume persino, negli esseri del pianeta Terra del giorno d’oggi, la valenza di un dovere; ed è proprio questo che essi designano col famoso nome di “educazione”. Essi “educano” i propri figli a non potere e nemmeno osare mai manifestarsi secondo la manifestazione istintiva della loro “coscienza morale”, e a fare soltanto ciò che è indicato nei manuali detti di “galateo” inventati da loro stessi. E beninteso, quando questi figli crescono e diventano esseri responsabili, agiscono e si manifestano in maniera automatica, esattamente come è stato loro insegnato nel periodo della loro formazione, cioè secondo il modo in cui sono stati “suggestionati”, “programmati”, in poche parole, in cui sono stati “educati”. Non appena i loro discendenti vengono alla luce, essi si sforzano intenzionalmente, per adattarli alle condizioni anormali dell’ambiente, di fissare con ogni mezzo in loro il maggior numero possibile di impressioni provenienti esclusivamente da percezioni artificiali dovute ai risultati della loro anormale esistenza, ed è proprio questo insieme di percezioni artificiali che ora, con ingenuità, essi scambiano per il loro vero “conscio”. Essi saturano ed infarciscono di idee effimere e fantasiose di ogni genere i “cervelli” dei nuovi nati, e proprio a causa di questa azione che essi esercitano sui propri discendenti – funesta dal punto di vista oggettivo, ma “benefica” secondo la loro ingenua comprensione soggettiva – tutti i sacri dati depositati in loro dalla Grande Natura per costituire il vero conscio esserico si isolano fin dal principio e restano per tutta la loro esistenza in uno stato quasi primitivo. Da lì in poi quel “conscio” artificiale si forma gradualmente in loro e finisce per diventare predominante nella loro presenza generale. A causa di tutto ciò, la “coscienza morale oggettiva”, che potrebbe apparire fin dalla più tenera infanzia nel conscio degli esseri di quel pianeta, viene a trovarsi in quello che essi chiamano il loro “subconscio”. E ai nostri giorni, anche se in alcuni di loro i dati divini cristallizzati nella loro presenza per questo impulso esserico si mettono a manifestarsi, per una ragione o per l’altra, fuori dal subconscio e si sforzano di partecipare al funzionamento del loro “conscio” ordinario, anormalmente costituito, appena essi se ne rendono conto prendono subito tutte le misure necessarie per evitare che ciò accada, poichè nessun essere nella cui presenza funzioni questo impulso divino di vera coscienza morale oggettiva potrebbe più ormai proseguire la propria esistenza nelle condizioni che regnano attualmente laggiù.”
(G.I. Gurdjieff – I racconti di Belzebù a suo nipote)



"L'uomo s'illude di essere lui ad agire, a fare, a costruire, a decidere; non si rende conto di essere dominato, nelle sue scelte, da forze superiori; non vede che cosa lo induce a muoversi in un modo piuttosto che in un altro, a ripetere ciclicamente le stesse operazioni; non riconosce il suo grado di meccanicità, il suo stato di letargia, di autoipnosi, di automistificazione."
(G.I. Gurdjieff)


"L'uomo si identifica con il ruolo che è costretto a vivere: padre, figlio, padrone, operaio, impiegato, dirigente, professionista, intellettuale, guru, furbo, tonto, forte, debole, manager, ministro, disoccupato, ecc... per ognuno di questi ruoli esistono comportamenti sociali, abbigliamenti, modi di pensare e di esprimersi cui ciascuno si adegua inconsapevolmente. E quindi non siamo mai individui autentici, ma veri e propri imitatori: imitiamo modelli e stereotipi prodotti dalla società in cui viviamo. Persino nei comportamenti più intimi recitiamo in realtà dei ruoli precostituiti, che non si limitano soltanto a comportamenti e ad atteggiamenti convenzionali, ma che penetrano anche all'interno delle nostre convinzioni, dei nostri giudizi, della nostra coscienza. Insomma continuiamo a recitare. L'inquinamento della nostra mente è troppo esteso. Bisogna imparare a dire la verità, ma per dire la verità, bisogna essere diventati capaci di conoscere che cos'è la verità e che cos'è la menzogna... soprattutto in se stessi." 

(G.I. Gurdjieff)

"Tutti sono sottomessi, tutti desiderano obbedire e pensare meno che si può: bambini sono gli uomini."
(Hermann Hesse)

“L’educazione impartita dall’ambiente vuol rendere ogni uomo non libero, mettendogli davanti agli occhi sempre il minor numero di possibilità. Dai suoi educatori l’individuo viene trattato come se fosse sì qualcosa di nuovo, ma dovesse diventare una ripetizione. Se l’uomo appare dapprima come qualcosa di sconosciuto, di mai esistito, deve esser trasformato in qualcosa di conosciuto, di già esistito. Si chiama spirito libero colui che pensa diversamente da come, in base alla sua origine, al suo ambiente, al suo stato e ufficio o in base alle opinioni dominanti del tempo, ci si aspetterebbe che egli pensasse. Egli è l’eccezione, gli spiriti vincolati sono la regola. E se gli spiriti liberi hanno ragione, allora gli spiriti vincolati hanno torto, non importa se i primi sono giunti alla verità per immoralità e se i secondi si sono attenuti finora alla non verità per moralità. D’altra parte non appartiene all’essenza dello spirito libero che egli abbia opinioni più giuste, ma piuttosto che egli si sia staccato dalla tradizione, sia con fortuna sia con insuccesso. Di solito, comunque, egli avrà dalla sua parte la verità o almeno lo spirito di ricerca della verità: egli esige ragioni, gli altri fede. Tutto ciò che è abituale tesse intorno a noi una ragnatela che diventa sempre più solida e presto ci accorgiamo che i fili son diventati lacci, e che noi stessi vi stiamo in mezzo come il ragno che vi è impigliato e deve nutrirsi del suo stesso sangue. Per questo lo spirito libero odia ogni regola e abitudine, tutto quel che ha durata ed è definitivo, per questo strappa sempre di nuovo, con dolore, la rete che lo avvolge: benchè, in seguito a ciò, egli debba soffrire di molte grandi e piccole ferite. Poichè, quei fili deve strapparli via da sè, dal suo corpo, dalla sua anima.”
(Friedrich Nietzsche – Umano, Troppo Umano)

“I metodi di ipnosi cui si fa ricorso nella propaganda commerciale e politica costituiscono un grave pericolo per l’equilibrio mentale, in particolare per il pensiero chiaro e critico e per l’indipendenza emozionale. Non dubito che studi approfonditi mostreranno come il danno causato dall’intossicazione da droghe sia solo una frazione del danno prodotto dai metodi di lavaggio del cervello in uso nella nostra società, e che vanno dai suggerimenti subliminali a espedienti semipnotici come la continua ripetizione o la distrazione del pensiero razionale mediante l’appello sessuale. Non siamo affatto padroni delle nostre menti, perché la propaganda da cui siamo bombardati fa ricorso a metodi ipnotici. E, per combattere questo pericolo via via crescente, dobbiamo impedire l’uso di tutte le forme ipnotizzanti di propaganda, sia per quanto riguarda le merci, sia per quanto riguarda gli uomini politici. Tutti i metodi di lavaggio del cervello usati dalla propaganda politica e dalla pubblicità industriale devono essere messi al bando. I metodi in questione sono pericolosi, non solo perché ci inducono ad acquistare cose di cui non abbiamo bisogno e che non desideriamo, ma anche perché ci persuadono a scegliere rappresentanti politici di cui non avremmo bisogno e che non desidereremmo se fossimo nel pieno possesso delle nostre facoltà mentali.”
(Erich Fromm – Avere o Essere?)

Ma la causa vera di tutti i nostri mali, di questa tristezza nostra, sai qual è? La democrazia, mio caro, la democrazia, cioè il governo della maggioranza. Perché, quando il potere è in mano d’uno solo, quest’uno sa d’esser uno e di dover contentare molti; ma quando i molti governano, pensano soltanto a contentar se stessi, e si ha allora la tirannia più balorda e più odiosa; la tirannia mascherata da libertà.”
(Luigi Pirandello)

“Una realtà non ci fu data e non c’è, ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere: e non sarà mai una per tutti, una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile. Ogni realtà è un inganno. Possiamo conoscere soltanto quello a cui riusciamo a dar forma. Ma che conoscenza può essere? E forse questa forma la cosa stessa? Sí, tanto per me, quanto per voi; ma non cosí per me come per voi: tanto vero che io non mi riconosco nella forma che mi date voi, né voi in quella che vi do io; e la stessa cosa non è uguale per tutti e anche per ciascuno di noi può di continuo cangiare, e difatti cangia di continuo. Perché, se ci pensate bene, questo è il meno che possa seguire dalle tante realtà insospettate che gli altri ci dànno. Superficialmente, noi sogliamo chiamarle false supposizioni, erronei giudizii, gratuite attribuzioni. Ma tutto ciò che di noi si può immaginare è realmente possibile, ancorché non sia vero per noi. Che per noi non sia vero, gli altri se ne ridono. È vero per loro. Tanto vero, che può anche capitare che gli altri, se non vi tenete forte alla realtà che per vostro conto vi siete data, possono indurvi a riconoscere che piú vera della vostra stessa realtà è quella che vi dànno loro.”
(Luigi Pirandello – Uno, nessuno centomila)


“Uno: perchè una è la personalità che l’uomo pensa di avere.
Nessuno: perché, in realtà, l’uomo non ne possiede nessuna.
Centomila: perchè l’uomo nasconde dietro la maschera tante personalità quante sono le persone che lo giudicano.”
(Luigi Pirandello)

“Siamo così preoccupati da ciò che idealmente vorremmo essere che non vediamo cosa siamo realmente adesso, nel momento attuale. Non siamo quel che crediamo di essere. Accecati dall’immaginazione, ci sopravvalutiamo e mentiamo a noi stessi. Mentiamo continuamente a noi stessi, in ogni momento, tutto il giorno, per tutta la vita. Le cose che facciamo non le scegliamo perchè ci piace farle, ma per l’esigenza di affermare e assicurare attraverso di esse il nostro io immaginario. Non esiste pensiero o sentimento che non sia motivato da questa esigenza: è tuttavia un meccanismo così sottile che non ce ne accorgiamo. Se potessimo fermarci interiormente e osservare senza preconcetti, accettando per un momento quest’idea della menzogna, allora forse ci accorgeremmo che non siamo ciò che crediamo di essere. Per sapere “cio che è” devo liberarmi di tutte le mie proiezioni immaginarie. Cerco di emergere da questo mondo di illusioni che mi nasconde la realtà, di non farmene influenzare. Sono consapevole di una realtà che non riesco a possedere. Si tratta di me stessa, di ciò che sono nel profondo dell’essere. C’è in me un’energia essenziale che è la base di tutto ciò che esiste. Non la sento, perchè la mia attenzione è occupata da tutto ciò che è contenuto nella memoria: pensieri, immagini, desideri, delusioni, impressioni fisiche. “Io” non sono qui. Per desiderare di essere presente, devo vedere che sono addormentata. Sono rinchiusa in un cerchio di interessi meschini e avidità in cui il mio “io” si perde. E rimarrà perso finchè non si relazionerà con qualcosa di più alto. È tutto in relazione a questo. toccare la mia essenza. Il contenitore dell’energia è temporaneo, l’energia è permanente. Dietro tutte le vicissitudini della vita, dietro le preoccupazioni, le tristezze e le gioie, c’è qualcosa di più grande, qualcosa che riesco a sentire e che mi dà significato. Sento di esistere in relazione a questa grandezza. è fuori di me, ma anche dentro di me. La realtà è qui, solo che non le presto attenzione. Vivo voltando le spalle a me stessa. Devo capire che se non sono presente, servo solo il mio sè ordinario e vado verso la distruzione di ciò che realmente sono. Perciò l’unica realtà per me, oggi, è il mio sforzo di essere presente a me stessa. Nient’altro è reale. Tutto è distorto dal velo della mente che mi impedisce di essere in contatto con la natura delle cose. Devo prima di tutto andare verso la mia propria natura, risvegliarmi alla coscienza dell’io e prestare attenzione solo a questo. Quando mi apro completamente alla mia Presenza, quando “io sono”, entro in un mondo diverso, in cui tempo e spazio non esistono. Sono uno, un tutto. I pensieri cessano e la ragione scompare. Sento l’io. Comincio a capire che il mondo in cui vivo è un mondo di finzioni. Non è reale. La visione che ho di me non è la visione della mia vera realtà. Vedo me stessa attraverso il pensiero, persa nell’immaginazione di me. Nel vedere l’ego e l’io reale mi libero. La fede è la certezza vissuta di aver oltrepassato i limiti dell’io ordinario.”
(Jeanne de Salzmann – La Realtà dell’Essere)


"La ricerca della realtà è la più pericolosa delle imprese, perchè distruggerà il mondo in cui vivi. Ma se sei spinto dall'amore per la verità e per la vita, non hai niente da temere. Cerca di capire: ciò che tu pensi sia il mondo, in realtà è la tua stessa mente. L'essere umano prende per sacrosante verità le più incredibili affermazioni sul suo conto. Gli hanno detto che è il corpo, che è nato e che morirà, che ha degli obblighi e che deve imparare a farsi piacere ciò che piace agli altri e ad aver paura di ciò che gli altri temono. Figlio in tutto e per tutto della società e dei condizionamenti, vive di ricordi e agisce per abitudine. Ignaro di se stesso e dei propri veri interessi, persegue falsi obiettivi ed è sempre frustrato. La sua vita e la sua morte sono penose e prive di senso, apparentemente senza vie d'uscita. Ma c'è una scappatoia a portata di mano; non la conversione ad un altro ordine di idee, ma la liberazione da ogni idea e modello di comportamento precostituiti."
(Nisargadatta Maharaj)




“Viviamo in un mondo materialista costruito sul furto, la competizione, lo sfruttamento, l’egoismo… tutto è predisposto per impedire alla coscienza di svilupparsi, perchè la coscienza disturba, confonde. Il sistema scolastico mantiene i bambini a un livello distante dalla presa di coscienza, un livello che impedisce al mondo di cambiare. Esiste una evidente cospirazione che tende a mantenere il mondo così com’è, su fondamenta prive di morale. A sessant’anni, al tramonto della vita, gettiamo gli esseri umani nella pattumiera della società. Li abbiamo abituati da sempre a quest’idea e, accettandola, gli individui vivono accompagnati dall’angoscia di raggiungere questa età critica. Ci troviamo all’interno di una società criminale che distrugge l’essere: la cospirazione contro il risveglio.”
(Alejandro Jodorowsky)