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kabbalah






In ebraico, Cabala significa ricevere. La Cabala è l’arte del ricevere e ascoltare la voce e l’insegnamento di un maestro carnale o del maestro divino che è in noi. Se si deve ricevere nella mente l’insegnamento dall’uomo interiore, occorre svuotarsi di se stessi e, come dice Paolo, diventare un vaso vuoto per l’uso del maestro (2 Timoteo 2:21). La Cabala, seppur storicamente ebraica, legata quindi ai mille misteri della lingua ebraica e alle scritture sacre ebraiche, non è propriamente ebraica, perché la Cabala universale opera con tutte le lingue antiche e moderne e con tutte le scritture sacre di ogni tradizione. La Cabala ebraica, seppur potente, è solo ombra e figura di ben altra Cabala. Si riceve solo al fine di divenire uno con Dio,  si riceve per estaurare l’immagine e somiglianza con Dio, altrimenti la Cabala è solo speculazione metafisica o esercitazione esoterica.
(Mike Plato)


La scienza dei molti universi di intelligenza superiore che servono la Divinità. La Cabala non può essere compresa esclusivamente nelle lingue dell’uomo e, secondo Enoch, deve essere rivelata direttamente dall’angelo-emissario di YHWH. Lo studente/servitore delle scritture viene translato nelle dimensioni superiori dove gli vengono insegnate direttamente la Conoscenza e la Saggezza, e il discernimento in merito a cosa rivelare e cosa non rivelare, mentre si occupa della realtà dei mondi inferiori. La Cabala venne insegnata dai Fratelli molto prima dell’epoca della letteratura midrashica e dei testi delle traslitterazioni celesti concettualizzate e trasmesse da Rabbi Ishmael e Rabbi Akiva (dirante i primi quattro secoli d.C.). I saggi hanno preservato con cura la Cabala superiore. La Cabala Cristiana ed Ebraica, per come le conosciamo, non sono la Cabala superiore 
(J.J.Hurtak, Le Chiavi di Enoch)

Ci sono diversi modi per descrivere la Cabala. In un certo senso, ognuno di noi racchiude in sé una sorta di Cabala personale…La vera consapevolezza nasce dall’esperienza diretta. La Cabala realmente viva e universale si fonda sull’esperienza individuale e condivisa 
(Will Parfitt, Cabbalah)

“L’anima viene originariamente da Dio, discende attraverso le nove sfere sino alla Terra, dove viene imprigionata in un corpo umano. L’anima desidera ardentemente riunirsi a Dio, e potrà soddisfare la sua aspirazione solo risalendo attraverso le sfere sino al cielo. Ma ogni sfera è guardata da un ordine di angeli che cercheranno di respingere chi sale, e le sfere inferiori brulicano di legioni di diavoli pronti a intrappolare le anime ignoranti o incaute. Anche se l’anima riuscisse a negoziare con successo il suo passaggio con questi ultimi, i Guardiani delle sfere cercherebbero di rimandarla indietro. Solo gli iniziati alle tradizioni segrete conoscono le “parole di passo” che faranno aprire dai Guardiani le porte successive della sua ascesa verso Dio. Il processo della Cabala è una ricerca di Dio, ma può anche essere tentato per assicurarsi quel potere magico che appartiene all’uomo, il quale in potenza è egli stesso Dio. Quando l’anima lascia Dio e scende attraverso le sfere diretta alla Terra, accoglie in sè di volta in volta le caratteristiche di ciascuna sfera. Risalendo attraverso le sfere, il mago acquista conoscenza delle potenti forze di ciascuna sephira, le fa confluire in sè e le controlla. Per esplorare il mondo delle sephirot occorre disarcionarsi dal mondo della vita quotidiana. L’uomo non può viaggiare attraverso il panorama delle sfere se prima non si libera di tutte le sensazioni fisiche, dei pensieri e delle cure che lo tengono legato al suo ambiente. Gli esercizi mentali e fisici dei Cabalisti furono concepiti per arrivare a questo. Il Cabalista deve apprendere come dominare sia il suo corpo che la sua mente.”
(Richard Cavendish)


“Nel Mondo Senza Fine avevamo tutto, tranne una cosa: la capacità di conquistare ed essere la causa dell’appagamento che la Luce riversava su di noi. Il gene di Dio racchiuso nella nostra anima ci spinse a desideare di trasformarci nei creatori del nostro appagamento. Per creare da soli il nostro appagamento, dunque, respingemmo la Luce. Come un genitore amorevole non interviene e lascia che il bambino cada affinchè impari a camminare, così la Luce si ritrasse. Per nacondere la Luce splendente del Mondo Senza Fine e creare quel minuscolo puntino in cui sarebbe stato generato il nostro universo, furoni innalzati dieci veli. Gradualmente, di velo in velo, l’intensità della Luce fu schermata, fino a trasformarsi in semioscurità. Questi dieci veli diedero origine a dieci diverse dimensioni che in ebraico sono chiamate le Dieci Sefirot. Keter, la dimensione più elevata, rappresenta il regno più splendente della Luce, il più vicino al Mondo Senza Fine. Malkhut, situata nella posizione più bassa, rappresenta la dimensione più oscura, il nostro universo fisico. Tutto ciò che un essere umano desidera veramente dalla vita è Luce spirituale. I desideri non nascono da soli, il sapore deve essere già stato assaporato. Dato che i desideri nascono dall’esperienza e dalla memoria, non è interessante che fin dagli albori dell’umanità gli uomini abbiano incessantemente cercato di raggiungere la felicità eterna? Non importa quante guerre, malattie, carestie, crisi economiche e calamità naturali si abbattano su di noi: continuiamo a rialzarci, incrollabili nella nostra ricerca di un conforto duraturo, di una gioia senza fine e di un eterno benessere. In realtà ogni avversità è un elemento assolutamente positivo. Per quanto possa sembrarci difficile, dobbiamo dare il benvenuto ai problemi e agli ostacoli, non tentare di evitarli, perchè sono vere e proprie opportunità di evoluzione spirituale. Come l’antidoto al morso velenoso di un serpente è contenuto nel veleno stesso, così la Luce è racchiusa negli ostacoli della vita. I bravi marinai non nascono da mari tranquilli.”
(Yehuda Berg – Il Potere della Kabbalah)
“Secondo la Kabbalah, quando l’Anima tocca il fondo può darsi la spinta per raggiungere un livello più alto. Le cadute della nostra vita sono prodotte dal nostro Io Superiore. Non sono un prodotto dell’ego. In realtà, l’ego è terrorizzato dall’idea di una caduta, perché è in questa fase che noi troviamo Dio. Si diventa più spirituali, più gentili, più premurosi. Una caduta può essere rappresentata da molte cose: una rottura amorosa, un incidente, un trauma di qualche tipo. Ciò che dobbiamo sapere, non credere, ma sapere è che proprio nel momento della caduta che noi stiamo generando l’energia necessaria per raggiungere un livello superiore.”
(Yehuda Berg – Il Potere della Kabbalah)

“La “Caduta” rappresenta la caduta dell’uomo e della natura nella materia (o nel materialismo se si preferisce questa interpretazione). Questa caduta ci isola dal mondo spirituale e apre un abisso tra l’uomo e il divino. L’obiettivo dell’adepto è di portare di nuovo l’uomo in contatto con il divino.”
(Thomas Karlsson)
“La Kabbalah ci insegna che ogni avversità è un elemento assolutamente positivo. Come l’antidoto al morso velenoso di un serpente è contenuto nel veleno steso, così la Luce è racchiusa negli ostacoli della vita. “
(Yehuda Berg – Il Potere della Kabbalah)
“La cabala non concepisce Dio come architetto della creazione stadio dopo stadio, ma pensa le differenti fasi della manifestazione come evolventesi una dall’altra, come se ciascun Sephirah fosse una vasca che, una volta riempita, straripa in una vasca inferiore. Perciò ciascun Sephirah contiene la potenzialità di tutto quanto viene dopo di esso nella scala della manifestazione del flusso verso il basso. Concepiamo quindi Kether come una fonte che riempie il suo bacino e quando straripa da esso alimenta un’altra fonte, che a sua volta riempie il proprio bacino e straripa. Dobbiamo sempre tenere a mente che i piani non si sovrappongono uno sull’altro nell’empireo come i piani di un edificio, ma sono condizioni di essere, stati di esistenza di tipi diversi, e sebbene si siano sviluppati successivamente nel tempo, essi hanno luogo simultaneamente nello spazio; l’esistenza di tutti i tipi essendo presente in un singolo essere, come ce ne rendiamo conto quando ricordiamo che l’essere di un uomo è fatto dal suo corpo fisico, dalle sue emozioni, dalla mente, dallo spirito e che tutti questi occupano lo stesso spazio allo stesso tempo.”
(Dion Fortune – La Cabala Mistica)
“L’universo è in realtà una forma-pensiero proiettata dalla mente di Dio. L’Albero Cabalistico potrebbe essere paragonato a un’immagine-sogno sorgente dal subconscio di Dio e drammatizzante il contenuto subconscio della Divinità. In altre parole, se l’universo è il conscio prodotto finale dell’attività mentale del Logos, l’Albero è la rappresentazione simbolica del materiale grezzo della consapevolezza Divina e del processo mediante il quale l’universo è entrato nell’esistenza.”
(Dion Fortune – La Cabala Mistica)

“L’essere umano è creato a immagine dell’Albero della Vita: Kether è in lui, e anche Chokmah, Binah e Chesed… con tutti i loro elementi, le loro entità, le loro attività e i loro materiali. Ecco perchè la vera conoscenza di sè passa attraverso la conoscenza dell’Albero della Vita. Si, conoscersi vuol dire vedere quell’immensità che l’uomo rappresenta interiormente, con tutti quei mondi e quei legami tra loro esistenti. Infatti le dieci sefiroth non sono separate le une dalle altre ma sono unite, e una corrente di vita circola fra di esse. Ed è proprio questo che viene espresso dai ventidue sentieri che le uniscono. Purtroppo, nell’uomo la decima sefirah, Malkut, la terra, si è allontanata dal Cielo, ed è questa la ragione per cui ora si deve ristabilire quel legame, ristabilire il numero dieci. Le dieci sefiroth esistono nel’universo, esistono tutte e dieci insieme, me è nell’uomo che esse non esistono insieme. L’uomo ha reciso il legame e non riceve più le correnti della vita, della luce e della gioia. Il vero discepolo lavora quindi per ristabilire quel legame. È lui stesso Malkut, la materia compatta, condensata, e il suo lavoro consiste nel’unirsi ai mondi al di sopra di lui, dentro di lui. Però – ed è qui che appare la difficoltà – a causa della vita disordinata, oscura, priva di senso e perfino criminale che ha condotto, si è formato in lui un ostacolo che gli sbarra la strada. Nella Scienza iniziatica, tale ostacolo si chiama Guardiano della Soglia; egli è là, nella nona sefirah, Iesod, in attesa del postulante per minacciarlo e spaventarlo nelle forme più orribili e terrificanti; e, se il discepolo non possiede una dose sufficiente di saggezza e di audacia e se non ha il cuore puro, viene respinto.”
(Omraam Mikhael Aivanhov – I Frutti dell’Albero della Vita)
“Nella terminologia kabbalistica, ci si riferisce al concetto di donare come Luce, mentre il concetto di ricevere è detto Vaso. I Vasi originari consistevano di Dieci Sefirot nella loro forma più primitiva. In questo stato, non potevano interagire l’un l’altro, e quindi non potevano donarsi reciprocamente. Tutto ciò che potevano fare era ricevere da Dio. Se Dio avesse intenzione di concedere il Suo bene gratuitamente, senza che esso fosse ricompensato, non sarebbe un bene perfetto. Quindi, affinchè questo bene sia perfetto, deve essere guadagnato. Una cosa non guadagnata sarebbe il “pane della vergogna”. Poichè il recipiente sta ricevendo senza dare, quando riceve non somiglia affatto a Dio, e questo di per sè è un concetto di vergogna. Ciò che è quindi necessario è un vaso che doni e riceva. Il vaso finale di questo tipo è l’uomo. Se l’uomo intende ricevere la luce di Dio, deve prima somigliare a Dio nell’essere un donatore. Prima che vi sia un “risveglio dall’alto” ci deve essere un “risveglio dal basso”. In altre parole, prima che venga garantito un sostentamento spirituale, ci deve essere qualche sforzo da parte del ricevente. Ogni ricevente della Luce di Dio deve anche essere un donatore. Quando questo scopo viene compiuto attraverso il “risveglio dal basso”, lo scopo di Dio viene compiuto e, per così dire, Egli viene elevato.”
(Kaplan Aryeh)

“Per la Cabala, il rapporto fra il mondo divino e quello umano non si fonda su una dipendenza dell’umanità da Dio, bensì su una dipendenza reciproca. Per completare il loro compito, gli uomini hanno bisogno dell’aiuto che proviene dall’alto, ma i poteri superiori hanno a loro olta bisogno dell’aiuto che proviene dal basso.”
(Hayim Vital)